Progetto life: salvare l'Orso Bruno Appenninico

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Orso bruno: gli orsi hanno aree tranquille e cibo a sufficienza?

Sono diversi i fattori ambientali che rendono un'area adatta o meno ad ospitare l'orso. La quantità e il tipo di cibo a disposizione, la disponibilità di aree di rifugio, cioè ampie zone prive di strade ed altre infrastrutture e poco o per niente frequentate dall'uomo, sono comunque elementi chiave. Le risorse che gli orsi ricercano sono ripartite a diverse scale geografiche: dall'area preferita da un individuo - nel corso di una anno delta sua vita - per nutrirsi o svernare, all'area di distribuzione dell'intera popolazione. Per capire quanto l'ambiente appenninico sia ancora ricettivo per la specie a necessario analizzare le relazioni tra orso e habitat a diversi livelli.

Esistono diversi modi per misurare la quantità di cibo e la disponibilità di aree di rifugio: dalla raccolta puntuale e localizzata di dettagliati dati di campo all'utilizzo di sofisticate metodologie di analisi del paesaggio ad una scala di decine di chilometri, impiegando potenti elaboratori elettronici e mappe digitalizzate. I diversi tipi di indagine servono a rispondere a differenti interrogativi: quanto sono diffuse ed ampie nell'Appennino le aree con caratteristiche ambientali simili a quelle in cui gli orsi sono in numero maggiore o sono più stabilmente presenti? Quanto sono abbondanti e produttive le specie vegetali di cui l'orso si nutre? Qual a l'impatto che insediamenti abitati, strade, impianti di risalita e piste da sci hanno sulla frequentazione del territorio da parte dell'orso? Come varia la frequentazione di un comprensorio in funzione dell'insieme delle caratteristiche ambientali dell'area? La rete delle aree protette a ben disposta e sufficiente, da sola, a supportare una popolazione di orso che abbia le massime probabilità di sopravvivere nel lungo periodo?

I primi risultati sono già disponibili ed utilizzabili da parte degli enti competenti per attivare le necessarie strategie di conservazione. Incrociando i dati sulla presenza dell' orso con numerosi dati ambientali in un'area ampia circa 8000 km2, estesa dall'Alto Molise alla parte meridionale del Parco Nazionale del Gran Sasso e dalle aree collinari delle province di Chieti e Pescara al Reatino, sono state analizzate le combinazioni di fattori dell'habitat che sono associati alla presenza stabile della specie. L'estensione dei boschi e la presenza di rilievi montuosi sono risultati fattori direttamente correlati con la presenza dell'orso e con l'idoneità dell'habitat. Al contrario, quando la presenza dell'uomo - sia diretta che come modificazioni del paesaggio naturale - diventa preponderante, la potenzialità di un'area di ospitare l'orso si riduce sensibilmente. Utilizzando queste informazioni a stata tracciata per l'intero areale storico cosi come delineato per i secoli XVII e XVIII, una mappa dell'idoneità ambientale per l'orso.

Questi risultati sono un importante strumento gestionale. Innanzitutto ci dicono che l'area potenzialmente idonea per la specie a molto ampia e apparentemente in grado di ospitare una popolazione sufficientemente numerosa. Ci permettono inoltre di evidenziare che nonostante un'ottima sovrapposizione con it sistema di aree protette, l'attenzione per la conservazione dell'orso va focalizzata anche nelle vaste aree idonee ubicate all'e­sterno della Rete Ecologica Nazionale. Ancora, non sembrano esistere al momento particolari problemi di connessione tra le aree attualmente abitate dall'orso e le aree potenzialmente abitabili, a patto di minimizzare i futuri elementi di detrazione ambientale e di programmare la realizzazione di infrastrutture in maniera adeguata.

Stiamo attenti, insomma, a non peggiorare la situazione! Questi primi risultati andranno poi confrontati con i dati sulle distribuzione attuale della specie in tutta l'area di distribuzione dal Molise alle Marche e, una volta realizzato il modello definitivo sarà possibile tracciare i confini dell'Area di Conservazione dell'Orso Bruno, ossia quello specifico prodotto previsto dal progetto che identifica l'area da sottoporre a particolari misure gestionali per garantire nel lungo termine la sopravvivenza della specie.

Pur rimanendo nell'ambito di un comprensorio a forte idoneità ambientale, per definire a scala locale l'idoneità del territorio a necessario raffinare le analisi introducendo altri elementi di descrizione ambientale e adoperando unità di riferimento in cui determinare la presenza dell'orso decisamente più piccole. L'obiettivo qui a ben diverso dal precedente. Una volta definite le relazioni generali tra orso e habitat si tratta di analizzare le interazioni che avvengono a scala più dettagliata, quando, ad esempio, a necessario avere le informazioni necessarie per definire gli ambiti in cui a possibile effettuare o meno degli interventi di trasformazione, oppure quando a necessario proteggere in maniera più rigorosa le aree particolarmente sensibili per l'orso nel processo di pianificazione territoriale di un'area protetta. Anche da questa ricerca a emerso che una eccessiva presenza umana in termini di abitati, strade ed altre infrastrutture a correlata negativamente alla presenza della specie. Fattori fortemente correlati alla presenza dell'orso sono invece l'estensione dei boschi su versanti montani con pendenze da medie ad alte, la complessità dei contorni del bosco e la diversità morfologica del paesaggio esemplificata dalla variazione altitudinale e dalla variabilità delle pendenze del territorio. Un paesaggio montano diversificato e con un buono sviluppo della superficie del bosco e poco soggetto al disturbo antropico sono quindi elementi chiave nel determinare l'idoneità del territorio.

Al di La di queste caratteristiche generali, resta ancora da definire il problema della ricettività dell'habitat in termini di abbondanza delle risorse trofiche. Le linee di ricerca svi­uppate vanno dal semplice monitoraggio - utile a quantificare in ogni stagione ed anno quanto sono abbondanti le risorse trofiche a cui l'orso attinge - a studi più complessi che consentiranno estrapolazioni e valutazioni quantitative pù accurate, come l'analisi delta relazione tra struttura forestale dei querceti e faggete e produzione di ghianda e faggiola. Questi sono due elementi chiave nell'alimentazione dell'orso, infatti gli consentono di accumulare la quantità sufficiente di riserve di grasso per svernare e per portare a termine la gravidanza ed allattare i piccoli durante l'inverno.

Il monitoraggio della produzione trofica e la valutazione dell'abbondanza delle specie vegetali appetite dall'orso a importante permette di implementare particolari misure gestio­nali quali la limitazione dell'accesso in aree particolarmente ricche e quindi suscettibili di forte frequentazione da parte dell'orso, allo scopo di minimizzare il disturbo in momenti critici del ciclo vitale, oltre a consentire la valutazione del comportamento della specie alla luce di dati ambientali quantitativi costantemente raccolti. La frequentazione di alcune aree, il tasso di natalità e la dispersione degli individui sono infatti fortemente correlati anche alla ricchezza trofica delle aree frequentate. La valutazione complessiva di questi dati consentirà di stimare la capacità portante di un'area dal punto di vista trofico. La ricaduta in termini gestionali sarà la possibilità di indirizzare dove e più urgente alcune misure gestionali, peraltro gia realizzate in passato e tuttora in corso, quali la messa a dimora di migliaia di piante di arbusti ed alberi da frutto di specie selvatiche e domestiche ed opere di sfalcio e messa a coltura - a perdere o meno - di aree agrarie ed ex agrarie e di praterie submontane e montane in parte degradate.

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